giovedì 5 marzo 2009

"L'isola deserta"



Mi sembrava interessante condividere con voi questo racconto, scritto da Josè Saramago e inserito nella raccolta intitolata "Di questo mondo e degli altri". 
L'autore immagina di trovarsi su un'isola deserta, dove conduce una vita semplice e serena, in compagnia dei personaggi di un libro (il "Don Chisciotte" di Cervantes) e di un'opera ( "Orfeo ed Euridice" di Gluk)....ma potremmo anche dire in compagnia di se stesso, dei suoi sogni e della sua fantasia. 
I suoi giorni trascorrono in perfetta armonia, finchè non giunge dal mare un incomprensibile marchingegno che riporta l'autore alla cruda realtà......il computer.
Da questo momento la vita sull'isola cambia drasticamente e la pace di un tempo ormai è soltanto un lontano ricordo.
Alla fine l'autore muore, ucciso dalla "troppa consapevolezza", dalla "troppa realtà", dai "troppi ragionamenti".....ucciso dall'impossibilità di sognare, di emozionarsi, di immaginare. La nascita del computer è la morte dell'uomo....dell'uomo sensibile, dell'uomo-poeta, dell'uomo che ha il cuore più grande del cervello.

Questo racconto, volutamente esagerato e provocatorio, nasconde, secondo me, delle verità molto importanti e fa riflettere su problematiche profondamente attuali. 
Credo di non sbagliarmi nel dire che oggi il computer sia lo strumento in assoluto più usato di tutti.... E, fin qui, non ci vedo niente di male. 
Il computer è utile davvero, forse indispensabile anche, e sarebbe stupido ostinarsi a non volerlo utilizzare! Ma il problema sta nel COME.......
Il fatto è che molti usano il computer senza sapere come si fa.....e non mi riferisco alle conoscenze di informatica, alle nozioni sui vari programmi, ecc; mi riferisco all' incapacità di alcune persone (troppe!) di rendersi conto che, fra noi e il computer, gli esseri dotati di Intelligenza siamo NOI! Non il computer!! 
Può sembrare scontato, ma, purtroppo, ho avuto più volte l'occasione di constatare che non lo è affatto!
La tendenza generale è quella di affidarsi al computer come se fosse un "tuttologo", un "vangelo" o la Fata Turchina con tanto di bacchetta magica......è così che finiamo per convincerci che il computer possa avere le soluzioni semplici e veloci a tutti i nostri problemi! Ed è così che da "strumento utile" si trasforma in una bomba pronta a esplodere e a cancellare per sempre la nostra umanità.
Sto esagerando?? ...forse. Ma c'è del vero in quello che dico. 
Questa è una cosa che ho sempre pensato e, trovarla scritta su un libro in forma di storiella, mi ha sorpresa molto e mi ha fatto immensamente piacere.


2 commenti:

egocentricamente ha detto...

Tanta gente crede che il computer contenga cose ed invece deve andarsele a cercare fuori dal computer, in rete! e dopo che ha cercato tra queste cose deve selezionare quelle che davvero hanno un senso da quelle che non ce l'hanno o non sono appropriate per certi momenti ma per altri.
Ci vuole tempo ma prima o poi si arriverà al punto di saper usare davvero bene le conoscenze offerte da internet anche se non le dobbiamo usare proprio tutte no? magari solo quelle che ci interessano in questo momento, poi si può spengere l'interruttore e riaccenderlo un altra volta! :-)

egocentricamente ha detto...

io aggiungerei un commento al racconto: il computer non ha portato sull'isola nozioni sconosciute, ma ha aperto una finestra di confronto che ha sconvolto tutte le precedenti certezze dell'uomo che si autoalimentavano dalla limitatezza dei suoi mezzi. E' sbagliato sia un estremo che quello opposto, cioè non si vive di solo pane ma neppure solo di informazioni senza criterio. Potrebbe essere che la domanda che si fa il tipo, relativa al comandante della nave che lo ha lasciato lì, in realtà non sia l'inizio della sua crescita interiore? ma se non interveniva il computer a turbare il suo equilibrio statico egli non si sarebbe mai deciso a crescere. Ovviamente la crescita non è indolore. occorre perdere qualche cosa ma si guadagna anche qualcos'altro o perlomeno lo si raggiunge. Il passo successivo secondo me è esplorare l'isola, cercare di vedere la bestia feroce, magari affrontarla... di certo non più cullarsi dentro musiche tristi o parole allegre, ma mutando con il tempo e le stagioni fino a trovare un proprio ruolo dentro ad un ecosistema. Boh io penso che l'arrivo casuale della "conoscenza" sull'isola deserta sia come il morso alla mela di Adamo ed Eva (in quel caso non era casuale) è un qualcosa che sovverte lo stato delle cose che obbliga ad un cammino più o meno interiore.
Scusa per la lunghezza del commento, ma mi ha appassionato